Cinque libri di letteratura marocchina
e cinque autori da leggere prima di andare in Marocco
L’universo letterario marocchino è molto vario e complesso. Basta solo considerare che al suo interno convivono culture e lingue diverse: dalle più antiche, come quella berbera, alle influenze di culture più recenti, come quelle coloniali francese e spagnola. Tra gli autori marocchini, infatti, vi è chi scrive in francese come Taïa Abdellah, o chi compose in berbero come Miririda, senza considerare l’enorme patrimonio orale della lingua nomade, la poesia tuareg o la poesia cabila….
Questa pluralità culturale convive in un territorio altrettanto eterogeneo e diversificato: l’oceano, le zone montane con vette che raggiungono i 4000 metri, le pianure e gli altopiani, i palmeti e il deserto si incastrano in un unico paese. E poi ancora, città moderne e villaggi rurali, nomadi e imprenditori commerciali, re, imam ma anche jet set, modernità e la più cupa tradizione condividono e spartiscono lo stesso pane. Questi spazi e queste situazioni sono tante voci che si incontrano in un’unica vasta regione dello spirito: quella della letteratura marocchina.
In questo articolo, ho selezionato solo cinque libri degli autori tra i più conosciuti del Marocco, ma cercate ancora, scavate, ascoltate tutte questi voci che vi trasportano in un percorso articolato e in un mondo multiforme.
Les chants de la Tassaout, Miririda N’ait Attik
Il primo libro di cui voglio parlarvi è un libro di poesia orale. La poetessa Miririda era una prostituta berbera delle montagne dell’Atlas, figlia di un ambiente rude, dove la tradizione dettava il ritmo della vita e dell’essere. Il suo temperamento passionale, e per certi aspetti intriso di una selvaggia ribellione, trovò nella poesia la sua sublimazione. La scrittura di Miririda, come un lume, ricercava nel ristretto quadro quotidiano un posto dove riporre le proprie emozioni e una personale descrizione di quel mondo che già le rivelava, nella sua semplicità, la sacralità e l’immensità delle cose .
In realtà, non si tratta di scrittura vera e propria, poiché la poetessa componeva i suoi versi oralmente e li raccontava ai bordi delle strade del villaggio.
Fu René Euloge a scoprirla. Pittore e viaggiatore degli anni ’20, fu uno dei primi a inoltrarsi nell’entroterra marocchino e a conoscere la cultura dei berberi dell’Atlas. Egli incontrò Miririda e subito fu rapito dai suoi poemi, tanto da concepire l’idea di tradurli in lingua francese e consacrarli in un libro. Dopo la pubblicazione, René Euloge tornò in Marocco per cercare Miririda ma lei aveva lasciato il villaggio e nessuno sapeva dire dove fosse andata.
Il libro esiste solo in lingua francese ed è purtroppo fuori catalogo. Se volete trovarlo vi conviene cercare nei negozi di libri usati o su ebay.
Dieu n’a pas fait de place…
“…Ma Soeur, étrangère au pays, ne t’étonne pas,
ne t’étonne pas de mon ignorance:
mes yeux n’ont jamais vu ni rose ni orange…
on dit qu’il y en a, en bas, au bon pays
où gens, bêtes et plantes n’ont jamais froid.
Ma Soeur étrangère venue de la plaine
ne ris pas d’une fille de la montagne
vêtue de laine grossière et allant pieds-nus.
Dieu n’a pas fait de place à la rose,
Dieu n’a pas fait de place à l’orange
dans nos champs et nos pâturages…
Jamais je n’ai quitté mon village et ses noyers.
Je ne connais que l’arbouse et les rouges cenelles
et l’humble touffe de basilic vert
qui éloigne de moi les moustiques
lorsque je m’endors sur la terrasse,
quand sont trop chaudes les nuits d’été…”
La terrazza proibita. Vita nell’harem, Fatema Mernissi
Fatema Mernissi è stata una delle personalità più importanti e influenti del Marocco. Sociologa e femminista ha consacrato la propria vita alla riflessione, cercando di risolvere le contraddizioni e le problematiche che concernono la figura della donna nell’Islam. Attraverso i suoi lavori e il suo impegno sociale ha aperto un varco di discussione sui limiti imposti dalla tradizione culturale e religiosa nella società marocchina. Tra i suoi lavori più conosciuti troviamo “La femme dans l’inconscient musulman” e “Le harem politique. Le Prophète et les femmes”; ma troviamo anche il romanzo “La terrazza proibita”, una fiction autobiografica sull’infanzia vissuta a Fès.
La mandorla, Nedjma
Quest’opera è ritenuta scandalosa e ha scaturito molte polemiche nel mondo musulmano.
Nedjma è lo pseudonimo dell’autrice, una giovane donna araba che con coraggio ha voluto parlare di un lato nascosto della cultura islamica: un mondo fatto anche di libertinaggio, sesso e trasgressione. Il titolo La mandorla, infatti, nel mondo arabo identifica il sesso della donna. Il corpo è un elemento fondamentale del libro, dalla scoperta giovanile delle parti sessuali e della personale sessualità, al corpo abusato, al corpo offerto, al corpo che trasuda un piacere incontrollabile… Il linguaggio relativo al corpo sessuale è disadorno da metafore e censure, e si rivela nudo e diretto: sperma, vagina, cazzo, sedere, seno. Attraverso questa sfrontatezza Nedjma cerca di riappropriarsi del corpo femminile sociale e sessuale.
Su due livelli narrativi, che coincidono col passato e il presente della protagonista, si snoda la storia di una donna e la sua iniziazione al sesso e all’amore, passando per giochi infantili, tradizioni brutali, violenza, piaceri carnali, passione e indipendenza. Nedjma ha una scrittura senza pudore, dove vocaboli ricercati e gergo sessuale si alternano dando vita a uno spazio proibito, in cui la figura femminile risorge attraverso il corpo e grazie al corpo affronta un lungo percorso di iniziazione, di scelte e prove, delineando una società ipocrita e corrotta di un Marocco contemporaneo vittima di tradizioni arcaiche, che fa ma non dice.
“Ce récit est d’abord une histoire d’âme et de chair. Un amour qui dit son nom, souvent crûment, qui ne s’embarrasse d’aucune morale, hormis celle du coeur. A travers ces lignes où se mêlent sperme et prière, j’ai tenté d’abattre les cloisons qui séparent aujourd’hui le céleste du terrestre, le corps de l’âme, le mystique de l’érotisme. […] Avec l’ambition de redonner aux femmes de mon sang une parole confisquée par leurs pères, frères et époux. […] Je lève ces mots, comme on lève un verre, à la santé des femmes arabes pour qui reprendre la parole confisquée sur le corps, c’est à moitié guérir leurs hommes.”
Il pane nudo, Mohamed Choukri
“Il pane nudo” è uno dei libri più forti e crudi sulla società nord africana degli anni ’40. L’opera, considerata ormai un classico, affronta per la prima volta nella storia tematiche tabù della società araba, come l’alcol, la droga, il sesso.
Analfabeta fino ai vent’anni, Choukri ci racconta l’infanzia e la giovinezza vissuta in un mondo di miseria e crudeltà, dove l’uomo corrotto dall’alcol, dalla droga e dalla più cruda esigenza di sopravvivenza è più simile a una bestia che a un essere umano. Senza vergogna né censura, Choukri ci confessa gli aspetti più terrifici della sua vita e della sua persona, fino al momento della catarsi, quando impara a leggere e scrivere l’arabo, dedicandosi, poi, alla cultura e alla scrittura.
Il libro fu pubblicato per la prima volta in traduzione inglese nel 1973. Nel 1980 fu pubblicato in Francia e nel 1982 vide la luce in Marocco, ma solo per breve tempo, poiché l’anno successivo ne fu impedita la diffusione; la censura durò fino al 2000.
Un pays pour mourir, Abdellah Taïa
Taïa Abdellah è un giovane scrittore marocchino che scrive in francese. Non riuscendo a vivere serenamente la sua omosessualità nel suo paese d’origine, Abdellah si trasferisce e Ginevra intorno ai vent’anni, dove studia Letteratura francese. Si trasferirà, poi, a Parigi, per fare un dottorato alla Sorbona.
In “Un pays pour mourir” racconta le storie spesso difficili di tre emigrati marocchini a Parigi: una prostituta, un trasgender e un omosessuale.
Purtroppo non esiste la traduzione italiana di quest’opera, ma potete trovarne altre dello stesso autore, come “Uscirò da questo mondo e dal tuo amore” e“L’esercito della salvezza”.
Conclusione
Un altro autore fondamentale della letteratura marocchina, molto conosciuto in Europa, è Tahar Ben Jelloun. Le sue opere affrontano per lo più tematiche come l’immigrazione (Partire) e il razzismo.
Per farsi un’idea del Marocco contemporaneo attraverso il cinema, vi consiglio due film di Nabil Ayouch : Razzia e Much Loved.
Buona lettura
Anna
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!
Molto originale questo articolo, non ho mai letto nulla di letteratura marocchina! L’autore che più mi ispira è Fatema Mernissi!
Ti consiglio davvero di leggerla, è stata una personalità fondamentale per la cultura marocchina.